“To the person in the bell jar, blank and stopped
as a dead baby, the world itself is a bad dream.”
[...] Nata nel 1932 a Boston, Sylvia Plath era una ragazza che voleva scrivere
a tutti i costi, tanto da riuscire a proporre cinquanta diversi testi
al magazine
Seventeen
(un periodico statunitense tuttora in attività) prima di essere
pubblicata. Nel 1953 un treno la portò da Wellesley nel Massachusetts a
New York, diretta al suo tirocinio come guest editor da
Mademoiselle,
una rivista per giovani donne che aveva una tiratura di 500.000 copie.
Negli anni a venire le sue poesie la resero molto più famosa dei
racconti che aveva scritto da più giovane, ma l’unico suo romanzo
(semi-autobiografico) risale al 1963. Si intitola
The Bell Jar (in italiano
La campana di vetro)
e fu pubblicato con lo pseudonimo di Victoria Lucas un mese prima
dell’11 febbraio, quando la scrittrice preparò due fette di pane e burro
e due tazze di latte per i bambini prima di sigillare porte e finestre e
infilare la testa nel forno a gas. [...]
dall'articolo di Miriam Goi su Soft Revolution, per cui ho realizzato questa illustrazione
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